Il 23 novembre 1980 una violentissima scossa sismica
di magnitudo 6.9, fra le più forti registrate in Italia,
distrugge l'Irpinia e spezza 2.914 vite.
“La domenica distruttiva”, un docufilm in memoria
La Repubblica del 25 novembre 1980
Alle ore 19:34:52 un violentissimo terremoto colpì una vasta area della Campania centrale e della Basilicata Nord-Occidentale con ingentissimi danni e migliaia di vittime.
In 90 secondi, quella domenica, vennero distrutti Castelnuovo di Conza (SA), Conza della Campania (AV), Laviano (SA), Lioni (AV), Sant'Angelo dei Lombardi (AV), Senerchia (AV), Calabritto (AV) e Santomenna (SA) dove l'intensità Mercalli fu stimata nel grado X.
Furono gravemente colpiti anche molti altri comuni più distanti dalla zona epicentrale come la città di Napoli che subì diversi danni e crolli. A Balvano (PZ) crollò la chiesa di Santa Maria Assunta che provocò la morte di 77 persone fra cui decine e decine di bambini.
Le provincie interessate dal sisma furono otto (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia) e il 74% dei comuni (506 su 679) risultarono danneggiati.
Complessivamente furono 280.000 gli sfollati, 8.850 i feriti e 2.914 le vittime.
Di seguito il Docufilm realizzato da Stylemagno
Nota dell'INGV:
Questo evento sismico è stato studiato in dettaglio utilizzando tutti i dati disponibili che hanno permesso di conoscere le caratteristiche fisiche e geometriche delle faglie responsabili.
Il terremoto dell’Irpinia del 1980 è stato caratterizzato da tre distinti fenomeni di rottura lungo differenti segmenti di faglia succedutisi in circa 40 secondi.
La rottura si è propagata dall’ipocentro interessando segmenti di faglia lungo i Monti Marzano, Carpineta e Cervialto.
Dopo circa 20 secondi la rottura si è propagata verso SE in direzione della Piana di San Gregorio.
L’ultimo segmento di faglia ad essere stato interessato dal processo di rottura, dopo 40 secondi, è localizzato a NE del primo segmento.
Nelle immagini a seguire:
la distruzione di Teora e Castelnuovo di Conza, Il sismogramma, i dettagli epicentrali, la ShakeMap dell'USGS,