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Due termini molto usati negli ultimi anni soprattutto

dopo l'evento sismico aquilano.

Vediamo se possono fra loro convivere.

 

 

Si è molto discusso e si sta ancora discutendo sul ruolo di questi due importanti metodi di approccio verso gli eventi naturali i quali, come i loro scopi, hanno due significati diversi. Proveremo a chiarire, secondo il nostro punto di vista, se un metodo esclude l’altro o se possono convivere ed essere tutti e due importanti e determinanti.

Anzitutto è doveroso precisare la sostanziale differenza di approccio.

La prevenzione
È una strategia che viene messa in atto per difendere il territorio e le costruzioni erette dall’uomo creando una difesa contro diversi eventi naturali che possono manifestarsi più o meno violentemente.
Ad esempio, per prevenire l’esondazione dei fiumi è determinante alzare gli argini e rinforzarli per difenderli dall’erosione. In zone molto piovose i nostri avi hanno costruito i paesi con i “portici” per difendersi dalla pioggia e nei paesi nevosi hanno costruito le case con i tetti molto spioventi.
Riguardo ai terremoti, non sempre si è costruito con metodi antisismici, perché?

A differenza dei fattori atmosferici, i terremoti violenti sono meno ricorrenti e colpiscono saltuariamente zone diverse. Il terremoto, inoltre, è senza dubbio uno degli eventi più spaventosi sia per l’evento in sé ma anche perché è improvviso e non ti lascia via di scampo. Questi particolari motivi fanno sì che le popolazioni, col trascorrere degli anni, tendano a dimenticarsene quasi come a scongiurare l’eventuale ritorno.
Le tecnologie moderne ci permetterebbero di aumentare il grado sismico di resistenza delle costruzioni con un esborso di denaro neppure troppo elevato ma, nonostante trascorrano gli anni e si susseguano gli eventi (evitiamo di ripeterli per l’ennesima volta), ancora non si da inizio alle ristrutturazioni neppure nelle zone a maggiore pericolosità.
Anche dentro le abitazioni possiamo confermare che quasi nessuno adotta le basilari regole per vivere in maggiore sicurezza. Anche di questo ne abbiamo già parlato in questo importante articolo che ricorda le regole comportamentali da adottare prima, durante e dopo un terremoto.

Ma ipotizzando che tutte le strutture siano già abbondantemente antisismiche, che tutte le scuole italiane siano sicurissime, la previsione del terremoto risulterebbe ancora così importante?

 

La Previsione
Chiariamo anzitutto il significato del termine “previsione”.
Previsione significa poter indicare in modo sostanzialmente preciso una data, un luogo e la magnitudo attesa. Naturalmente è comprensibile ed accettabile anche un margine di errore che però deve rientrare nei modi e nei tempi consoni di una vita regolare. Ad esempio non potremmo prevedere che un terremoto possa accadere in un periodo molto lungo oppure in un'area molto estesa e con una magnitudo variabile di diversi gradi Richter. I margini non dovrebbero superare i 3/4 giorni, un’area epicentrale in un raggio di circa 30/40 km e una magnitudo con un margine di ±0,5 gradi.

La previsione dei terremoti è uno dei traguardi più ambiti nel mondo scientifico ed anche uno dei più difficili. Non sono ancora del tutto chiari i meccanismi che mettono in moto un terremoto come non sono chiari i tempi di inizio di questi meccanismi ed è ancora oggetto di studio se tali meccanismi possano attivarsi anche in luoghi diversi e abbastanza lontani dal punto esatto di frattura della faglia oggetto del sisma.

Poter prevedere un terremoto non ci permette di salvare le strutture ma, anche qualora fossero tutte antisismiche, sarebbe comunque di estrema importanza poterlo sapere con anticipo. 

L'11 marzo 2011 al largo delle coste giapponesi si è verificato uno dei più grandi terremoti della storia recente con una magnitudo di 9 gradi della scala Richter, un’energia incomprensibile, quasi incalcolabile e non paragonabile nemmeno con il terremoto di Haiti del 2012 di magnitudo 7.0 o quello del Nepal di magnitudo 7.8.
Non dobbiamo farci ingannare dai numeri in quanto la Scala Richter è logaritmica perciò fra un grado e l’altro la differenza è enorme, ben 31,6 volte maggiore.

Un esempio molto intuitivo potrebbe essere questo:
Se il terremoto dell’Abruzzo di M 6.3 equivale ad un automobilista che si lancia contro un muro a 100 Km orari, il terremoto di Haiti (7.0 circa 220.000 vittime) equivale ad una velocità di 1.600 Km orari e quello del Giappone (9.0) equivale ad una velocità di 1.700.000 Km orari

In Giappone, nonostante sia uno dei paesi più preparato dal punto di vista sismico, ha dovuto contare oltre 20.000 vittime, non tanto per il terremoto in sé che per fortuna è stato localizzato a circa 70 km dalla costa ma quanto per lo Tsunami che si è immediatamente attivato.
Se ci fosse stata la possibilità di prevedere il terremoto quasi certamente non ci sarebbero state vittime. Lo stesso vale per il terremoto di Sumatra del 26 dicembre 2004 di magnitudo 9.3, equivalente ad una velocità di circa 4.000.000 Km orari, dove le vittime furono oltre 250.000 in diverse nazioni.

Anche se in Italia terremoti di tale potenza sono praticamente da escludere per ragioni di natura geologica, sappiamo che la soglia del danno è decisamente inferiore. Una scossa di magnitudo 5.0 potrebbe già creare seri problemi a seconda del luogo colpito. (5.0 equivale ad una velocità di circa 1,5 Km orari)

 

Purtroppo, come abbiamo appena potuto constatare, in Italia siamo capaci di farci male anche restando fermi
Siamo convinti, anzi convintissimi, che la Prevenzione e la Previsione siano due strade da percorrere simultaneamente con il vantaggio che la prima potrebbe essere attuata sin da subito, mentre per la seconda ci vorrà ancora del tempo, non sappiamo quanto, ma prima o poi l'uomo riuscirà a comprendere tutti i meccanismi che circondano questo mondo così oscuro, nel vero senso della parola, che si genera nelle viscere della terra.

 

 

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